Casa Giovanni Paolo II |
di Raffaele Vallefuoco
L’antimafia sociale è il nuovo virus che sta minando lentamente la salute delle mafie. Si tratta di una malattia virale che colpisce da anni i patrimoni delle criminalità organizzate, affiancando l’opera delle forze dell’ordine e della magistratura. Ma le notizie non sono affatto buone per le mafie: per questo virus non c’è immunità, anzi l’entusiasmo dei giovani potrà rappresentare la causa scatenante della massima diffusione. Formia, fortunatamente, è stata contagiata. Tutto inizia più di tre anni fa, quando l’amministrazione Bartolomeo, ai sensi della legge 109/1996, che disciplina la destinazione sociale dei beni sottratti alle criminalità organizzate, affidò la villa di tre piani, 31 stanze più bunker e accesso diretto al mare, sequestrata negli anni ’90 a Nicola Di Muro, all’associazione Emmanuel Duemila Onlus, diretta emanazione della Comunità Emmanuel – Fraternità dell’Incarnazione. I finanziamenti assegnati dall’amministrazione comunale e dalla Regione Lazio hanno permesso la riqualificazione dell’immobile, oggi divenuto Casa Giovanni Paolo II, punto di riferimento per fedeli ed eventi come quello annuale rappresentato dall’Appuntamento delle persone diversamente abili. Questa struttura oggi è il segno tangibile che il contrasto alle criminalità organizzate paga. Non è più solo una questione di morale, ma anche di convenienza per la collettività. Passeggiando lungo il percorso pedonale disegnato nel giardino che dà sul mare si ha una sensazione di libertà, frammista a gioia. Tuttavia a farla da padrone è la convinzione che qui lo Stato ha vinto la sua battaglia.
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