mercoledì 29 dicembre 2010

Difendere il lavoro è combattere la mafia

Intervento realizzato nel corso del XIV Vertice Antimafia della fondazione Caponnetto
di Luca Antonio Caloiaro
Serena Sorrentino (Cgil)
Purtroppo le attuali gravi condizioni economiche del nostro paese non agevolano la lotta alla mafia. L’elevato tasso di disoccupazione, il dilagante precariato, gli ammortizzatori sociali che a breve si estingueranno sono un’ottima occasione per la malavita organizzata, a cui è fornita l’opportunità di diffondersi e di penetrare ancora più a fondo nella società e nelle famiglie italiane, offrendo lavoro a coloro i quali ne sono stati privati. Questa l’analisi di Serena Sorrentino, responsabile per le pari opportunità della Cgil. “Lavorare per la mafia – spiega - significa minori diritti del lavoro, perché l’azienda possa ridurre drasticamente i costi del personale e vincere la gara d’appalto con un’offerta al ribasso, significa sconfitta sociale e culturale, perché si consente alla malavita di imporre un modello di vita ed un sistema di valori che non si fonda sui concetti di legalità e democrazia, significa perdere la dignità di persone, perché si viene scavalcati dalla logica del profitto”. Di questi contenuti Serena Sorrentino, sindacalista CGIL, ha fatto il leitmotiv del suo intervento al Vertice della Fondazione Caponnetto, sostenendo la necessità da parte delle organizzazioni sindacali di promuovere un’attività di denuncia delle situazioni di lavoro in cui non si vedono riconosciuti i diritti sindacali, nonché la necessità di contrastare i provvedimenti del governo che favoriscono le organizzazioni mafiose, come lo scudo fiscale, e quella di contestare le inadempienze della pubblica amministrazione, come l’assenza di controlli nel ciclo degli appalti, perché si giunga ad un’unica conclusione: “lavoro e giustizia sociale sono le precondizioni indispensabili per combattere la mafia”.

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