Maria Grazia Laganà Fortugno con il procuratore Piero Grasso e il presidente Salvatore Calleri |
Intervento realizzato nel corso del XIV Vertice nazionale Antimafia della fondazione Caponnetto
di Gianmarco Aita
Maria Grazia Laganà Fortugno, vedova di Francesco Fortugno, vicepresidente del consiglio regionale della Calabria, ucciso dalla ’ndrangheta nel 2005, illustra i rapporti tra la mafia e il territorio. Anche la Fortugno parte dalla teoria dell’isola felice, la convinzione che nella propria terra le mafie non esistano, e, invece, queste sono stanziate “in ogni piccolissima parte dell’Italia”. Poi continua parlando della grossa complicità tra mafia e istituzioni. “Le organizzazioni statali sono ormai molto delicate, vi sono infiltrazioni dappertutto. Ma soprattutto – conclude - c’è un rapporto perverso con la politica. La mafia è talmente radicata nella politica, che giunge addirittura a dirigere le decisioni sulla distribuzione delle risorse e la gestione del potere”. Un quadro desolante.
di Gianmarco Aita
Maria Grazia Laganà Fortugno, vedova di Francesco Fortugno, vicepresidente del consiglio regionale della Calabria, ucciso dalla ’ndrangheta nel 2005, illustra i rapporti tra la mafia e il territorio. Anche la Fortugno parte dalla teoria dell’isola felice, la convinzione che nella propria terra le mafie non esistano, e, invece, queste sono stanziate “in ogni piccolissima parte dell’Italia”. Poi continua parlando della grossa complicità tra mafia e istituzioni. “Le organizzazioni statali sono ormai molto delicate, vi sono infiltrazioni dappertutto. Ma soprattutto – conclude - c’è un rapporto perverso con la politica. La mafia è talmente radicata nella politica, che giunge addirittura a dirigere le decisioni sulla distribuzione delle risorse e la gestione del potere”. Un quadro desolante.
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