sabato 5 marzo 2011

Caos in Egitto, prove di democrazia

Due milioni di egiziani in Piazza Tahrir
di Raffaele Vallefuoco

L’Egitto ha imboccato il cammino verso la democrazia. Un sentiero battuto a ritmo di “Pane e Libertà”. Per 18 giorni gli egiziani hanno sfidato il regime trentennale di Mubarak, manifestando anche con tenacia la propria volontà di riforma. Una rivolta sanguinosa, certo. Ma alla fine piazza Tahrir ha avuto la meglio su un potere, accomodante per l’Occidente, considerando il dialogo praticabile, ma che il popolo considerava ostile. I vox populi, le interviste ai manifestanti sembravano andare in una sola direzione: cambiamento. In fondo sembravano volersi appellare al 3 punto dell’articolo 21 della Dichiarazione dei diritti dell’Uomo che scandisce: “La volontà popolare è il fondamento dell’autorità del governo”. C’è voluto coraggio. Lo hanno avuto gli egiziani a sfidare il regime, lo ha avuto l’America che ha spalleggiato la protesta, pur esprimendo inizialmente un po’ di disagio. Alla fine, però, il presidente Obama ha esultato: “Il popolo egiziano ha smentito l’idea che la violenza è la via per la giustizia”. Una posizione che premia il diritto di autodeterminazione di un popolo, ma che desta, comunque, qualche diffidenza. C’è la paura che la rivoluzione possa generare un nuovo regime fondamentalista. Ma non tutti gli analisti sono concordi con questa visione. Giovanni De Mauro, direttore del settimanale Internazionale, ha espresso il suo ottimismo, riprendendo le parole di  Slavoj Žižek, il quale ha condannato “l’ipocrisia dei liberal occidentali … i quali hanno sempre sostenuto la democrazia, ma ora che la gente si rivolta contro i tiranni in nome della libertà e della giustizia, e non in nome della religione, ecco che si preoccupano”. La libertà è prorotta in piazza Tahrir e sulle pagine Twitter degli attivisti egiziani. Wael Ghonim, il blogger diventato l’icona della piazza, ha affidato alla rete il suo messaggio: “Ce l’abbiamo fatta, grazie ai giovani egiziani che sono morti per la libertà”. E’ una nuova alba per il popolo egiziano, non credo vogliano recedere dalle loro conquiste.

Nessun commento:

Posta un commento