lunedì 20 febbraio 2012

Divorati dalle mafie (Class Action gennaio 2012)

Roberto Saviano (foto di Paola D'Urso)
di Raffaele Vallefuoco

La politica istituzionale torna a parlare di mafie. E lo fa, però, peccando di tempismo. Affronta la questione solo quando la comunità è scossa da arresti e blitz antimafia. E’ evidente, quindi, in partenza il fallimento di qualsiasi discussione ex post. Compito di chi è chiamato a rappresentare un territorio, invece,  è predisporre tutti gli interventi ad hoc per arginare lo sconfinamento  della criminalità organizzata. Purtroppo, come emerge dal tono delle discussioni affrontate, la preparazione è piuttosto vaga, per non dire inidonea. Non c’è, nell’attuale classe dirigente locale, una consapevolezza del fenomeno, né tantomeno una valida preparazione relativa alle implicazioni amministrative, se è vero come è vero, che taluni consiglieri comunali si stupiscono della interrelazione Comune – forze di polizia sul versante appalti. Non c’è consapevolezza, in secondo luogo, se ci si meraviglia della presenza sul territorio solo quando scattano le manette, come se il fenomeno mafioso dovesse essere di per sé visibile per essere contrastato. E’ proprio la segretezza delle pratiche mafiose, la loro invisibilità, come mette in evidenza l’analisi di  Jean – François Gayraud, in ‘Divorati dalle mafie’, a distinguere le grandi criminalità organizzate dalla criminalità comune. E sul punto, tanto per stigmatizzare i detrattori delle associazioni e fondazioni antimafia, attente alla sensibilizzazione, è il caso di citare Paolo Borsellino, il quale ripeteva “Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene”. E’ chiaro, quindi, l’errore di fondo commesso da chi, per le motivazioni più disparate, propone consigli comunali a porte chiuse. Questo sarebbe un regalo ai “sacerdoti della mafia”, come definisce Alberto Spompinato di Ossigeno Informazione, quanti, a vario titolo, ‘derubricano’ la presenza delle mafie nel territorio, proprio confondendola con la criminalità comune. Questo atteggiamento, per vero, è stato quello dominante di gran parte del centrodestra pontino, che ha preferito sempre dissimulare e nicchiare quando le cronache raccontavano di attentati e intimidazioni. E, anzi, si è finito per definire ‘pezzi deviati dello Stato’ chi, invece, metteva in evidenza il rischio di contiguità mafiose – amministrative. Come ricorda Roberto Saviano: “raccontare è resistere” e in fondo di ‘partigiani della verità’ non ce ne sono mai troppi. Per questo, noi continueremo a raccontare il nostro territorio, per proteggerlo, per difenderlo.

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